Franco Bulfarini (Critico d’Arte)

Una visione tranquilla dell’esistenza, un sogno ad occhi aperti, quello che ci rende Nino Argentati come farfalla, svolazzo di fiore in fiore e con piccoli, misurati battiti d’ali, mi agito librante tanto quanto l’acrobata circense, mi prodigo mirabilmente, nel virtuoso e imprevedibile saliscendi a mezz’aria, quasi soggiaccio al piacere della visitazione, mi inoltro a poco a poco sempre più perdutamente nel mondo fantastico del web.

Questi è il luogo ove è facile l’apparire d’universi paralleli a volte sfuggenti ed impalpabili altre assai concreti e tangibili, ove far scorrere un’altra esistenza, una seconda possibile vita, detta virtuale, eppure altrettanto reale traccia di sé.

Ed accade sovente di scorgere fra i tanti scenari che si aprono alla vista siti meravigliosi, risveglianti ricordi d’infanzia da tempo sopiti: visioni di prati fioriti, cieli tersi che richiamano la poesia, mari quieti fatti di un blu intenso che corrode l’animo, mappe da cui provengono essenze profumate, suggestioni che penetrano nei meandri profondi della coscienza fino a giungere in quel dove che rende pulsante le emozioni ed esalta le sensazioni.

Grazie a questi stucchevoli movimenti dell’animo, che spesso soccorrono le emergenze della mente, ritrovo me stesso, la mia libertà, rivivo nell’abbraccio del colore quelle sensazioni che il vivere quotidiano spesso nega, ritrovo l’infanzia sempre presente nel mio profondo sentire.

E’ in questi luoghi o siti che la visione assume connotato di pura sensazione, quando il pigmento luminescente rende piacevole il soffermarsi, affinché nel colore si riviva l’emozione del ricordo fino ad assurgere a autentico sentimento.

Uno di questi siti ha nome “PitturiAmo” e vi si incontrano fiori profumati di assoluto interesse visivo. Ora mi accorgo di non essere farfalla, e che per un attimo ho sognato ad occhi aperti, di essere tale, forse rivivendo come fece il Carducci nel suo ” Sogno d’Estate” profonde emozioni: ” .. e su le cime e al piano, per l’aure, pe’ rami, per l’acque, correa la melodia spiritale di primavera; ed i peschi ed i meli tutti eran fior’ bianchi e vermigli, e fior’ gialli e turchini ridea tutta l’erba al di sotto, ed il trifoglio rosso vestiva i declivii de’ prati, e molli d’auree ginestre si paravano i colli, e un’aura dolce movendo quei fiori e gli odori veniva giú dal mare;”.

Mi si perdoni questa lunga premessa, ma osservando le opere di Argentati mi si sono risvegliate queste emozioni, queste sensazioni, che meglio non ho saputo descrivere. I dipinti che Nino propone sono vivaci ma non invadenti, forti ed energizzanti, ma anche ricchi di grazia atti a trasmettere armonia. Mi sono così imbattuto nel mio vagare nella grande rete, in un’arte dolce ed armoniosa, in materia corposa, splendente e riflettente ma anche riflessiva e lievemente trasognata è questo il modo di esprimersi del giovane ma già assai maturo artista Nino Argentati.

Opere certamente semplici, già nei titoli essenziali, ove non vi è esigenza di ricercatezza né volontà di stupire, non opere banali, ma semplicemente bastanti a se stesse, semplici e per questo penetranti e ricche d’immediatezza visiva. Argentati rende tutto semplice, chiaro e netto, ed in ciò riesce nell’intento di riscaldare la tela con la forza del pigmento, svelando il costrutto pittorico con il librarsi della poesia.

Certamente sintesi, ma anche essenza, che appare discorso sotteso, rivolto all’armonia del creato, ove sfugge ogni ipocrisia visiva, o altezzosa o contraffatta ricerca, ma emerge il gusto della trasparenza, di onesto e radioso sentire, ove l’essere supera la necessità dell’apparire.

Egli agisce con rivolgimenti cromatici che svelano pulsioni dell’animo dedotte da un forte sentire, sorrette d’istinto, autentiche e pure come la fanciullezza, ma questa apparente semplicità non sconfina in ingenuità. Nell’operare in pittura di Nino Argentati trovo armonia, senso musicale alfine stile univoco e distinguente.

Non vi sono compromessi, ma una visione chiara ed efficace, un mondo puro ove abbandonarsi alla dimensione interiore di sensazioni cromatiche pervadenti e schiette. L’artista ama legarsi a visioni figurative, che non sono tuttavia fondamento unico dell’opera, pur non mancando un disegno sorretto da certa tecnica e formalmente ben strutturato, ritengo che Argentati rientri a maggior titolo nella categoria dei “coloristi”, ovvero intendendo coloro che sanno come emozionare con il semplice accostamento di materia cromatica.

E’ infatti nel sapiente ed al contempo essenziale e mirabile gioco di imprimiture vivificanti e visivamente efficaci, che emerge la potenza visiva dell’artista di cui trattasi. Argentati fa dell’espressione coloristica la sua forza prevalente, svelando in ciò il suo talento e quindi anche il suo potenziale.

Non sono propriamente colori espressionisti anche se in certe opere mi pare di intravvedere una pur lontana parentela con un certo Andre Derain (1880-1954).

dCerto un paragone non facile da sostenere, l’epoca è ben diversa ed anche i presupposti culturali ed i modi propri del tempo sono diversi, la stessa sostanza del colore è diversa e mancano certe trasparenze né vi possono essere i tratteggi che fecero epoca, eppure la sensazione palpabile della visione, l’emozione che dall’immagine promana non è poi così dissimile.

Vi è in questo artista una possibile linea evolutiva che lo rende a pelle di evidenza si potrebbe dire più che contemporanea, moderna, ove con questo termine si intenda una forma di pittura che intende sfuggire dall’intento di trasmettere il dramma dell’esistere, non per ignorarlo, ma per far inneggiare alla necessità di vivere in una condizione umanamente accettabile, degna di un’umanità in grado di riscattare se stessa.

Modernità si coniuga anche con l’utilizzo non infrequente del computer che Argentati grande esperto di questo mezzo, utilizza per armonizzare forme e colori davanti allo schermo.

L’espressività di Nino si estrinseca perlopiù con tinte calde, espresse su tavola o tela con la forza del colore ad olio ove la luce del sud del mondo prevale coinvolgendo con tutto il suo fascino, come nell’opera “mercato Egiziano” che ci proietta con una semplicità e sensibilità uniche in questo eden immaginifico del “bazar” ove vige il brusio imperante degli astanti, colti come in un’istantanea di vita, un fermo immagine da cui l’artista lascia con evidenza emergere l’ammirazione per questo vivere nella luce, in un’apparire di autentica umanità.

L’allusione si fa evidente: si intende far emergere la purezza interiore di uomini semplici, una purezza che va scemando sempre più nella nostra società d’occidente in forte declino, che sembra girare a vuoto trainata dal volano impazzito di un consumismo fine a se stesso, che tutto incupisce e inaridisce.

Nell’opera di Argentati emerge tutt’altro, un senso di franchezza, di umiltà d’animo, anche di orgoglio, quasi una volontà di riscatto. Il tutto si traduce in una vivezza del colore che rinfranca l’osservatore, una solarità che ci consente di affrancarci dalle brutture per scorgere il lato migliore dell’umanità, quello che apre agli altri e solo consente di andare incontro alla vita con gioiosa compartecipazione.

Nella semplicità d’esposizione è dunque a mio avviso la forza di questa proposta, ed allora si osservino opere come: “la strada”, “campagne”, “cipressi”, ove lo spatolato materico riesce a rendere il valore di una pittura ad olio fortemente plastica, ma efficace proprio perché depurata da ogni inutile declamazione estetica, ove tutto si semplifica in una visione tranquilla ed essenziale dell’esistenza, un sogno per chi osserva, che dona serenità e affranca dall’insicurezza il fruitore attento.

Trattasi dell’emergere di un felice connubio di colori spesso primari e comunque decisi, mai banali, bensì sempre armonici e performanti che esprimono una efficace sensazione d’armonia.

Che dire poi di quei pesciolini, vedi “pino e tina”, che alludono alle nostre vite, all’uomo, ai suoi amori, alla sua dote migliore che appare la poesia.

Un’immagine quella di Nino Argentati che parla al cuore del fanciullo che ci appartiene, con approccio semplice ed onesto, senza dover eccedere in nulla per proclamarsi e senza far mancare nulla di quello che serve.

L’originalità di questa produzione è proprio nell’onestà intellettuale, nel non dover dimostrare nulla, perché l’emozione del colore basta a se stessa e forse l’immagine diviene secondaria, pretesto per un costrutto cromatico già a mio avviso fondante.

Franco Bulfarini